La raccolta delle castagne
Il “Castagneto Matildico” di Marola abbraccia quasi totalmente il Monte Borello, cuore verde tra le valli dei torrenti Tresinaro e Tassobbio. Si estende per 56 ettari, con oltre 600 castagni secolari e 12 varietà di castagne.
E’ stato oggetto di un recente intervento di recupero forestale che ha permesso di valorizzare oltre 30 ettari di castagneto, salvaguardando centinaia di piante plurisecolari. E’ stata valorizzata la rete sentieristica con la manutenzione straordinaria delle principali piste forestali ed è stato realizzato un sentiero “sostenibile” che permette l’accesso al bosco anche alle persone con disabilità. A completamento sono state installate diverse panchine, punti pic-nik e bacheche informative.
Nel mese di ottobre è possibile trascorrere rilassanti giornate raccogliendo le castagne al suo interno con un piccolo contributo volto a finanziare il Centro Missionario di Reggio e i lavori di manutenzione del bosco.
Per maggiori informazioni visita la pagina del Consorzio Forestale terre Medio Appennino Reggiano
…Un po di storia
Nel Medio Evo faceva parte della grande distesa boschiva che copriva l’Appennino, in età matildica, ha costituito una muraglia impenetrabile fra i due castelli di Carpineti e Canossa, dove Matilde trovava sicuro rifugio.
Qui troviamo l’impianto “a sesto matildico”, particolare tecnica di piantare i castagni che la Contessa promosse e diffuse attraverso i suoi monasteri, veri presìdi del territorio, perchè le castagne, – il pane dei poveri – fossero di sostentamento agli abitanti e ai pellegrini.
A questo castagneto è storicamente legata la nascita della chiesa abbaziale di Santa Maria: qui, in silva Maraulae, come dicono i documenti, viveva l’eremita Giovanni, che nel concilio di Carpineti (1092) indusse la Contessa a resistere contro l’imperatore. Erano gli anni della “Lotta per le Investiture” tra Papato e Impero. La scelta fu giusta e Matilde, in segno di gratitudine, volle che nel luogo dove sorgeva il romitorio di Giovanni fosse edificato un eremo-ospitale con annessa chiesa. Era il primo nucleo del complesso di oggi: correva l’anno 1106. Da allora la storia del castagneto di Marola segue da vicino quella dell’abbazia, che, per oltre due secoli, accanto alle altre abbazie di fondazione canossana (Canossa, Frassinoro …), ricoprì un ruolo determinante per la promozione economica, culturale e religiosa del territorio reggiano e non solo.
Dopo un periodo di decadenza (da metà ‘500 all’età napoleonica), il luogo rinasce a nuova vita e scrive una pagina di storia importante per la cultura e la fede dell’Appennino: per 150 anni è Sede del Seminario Diocesano per la formazione di futuri sacerdoti e “quasi università” per moltissimi laici divenuti poi protagonisti di rilievo nelle società civile. Dal 1973 l’Abbazia ospita il Centro Diocesano di Spiritualità e Cultura e dal 2006 il Centro Diocesano di Studi Storici. Recentemente il bosco, grazie all’ “Associazione Amici del Castagneto Matildico di Marola”, porta avanti un radicale recupero naturalistico e spirituale nel segno della Laudato si’ di papa Francesco.



